DESTINO- Salvador Dalì

DESTINO- Salvador Dalì

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Destino è una short story  della durata di 6:32 minuti, cominciato da Walt Disney e Salvador Dalì, completato ed infine prodotto nel 2003 dalla Walt Disney Company.

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In un viaggio surreale tra le ambientazioni di Dalì, il cortometraggio narra la  storia d’amore tra Chronos, personificazione del tempo, e una donna mortale, una principessa ballerina, che si cercano nei deformi  spazi del deserto

L’idea originale del film risale al 1945; il progetto era il risultato della collaborazione tra l’animatore statunitense Walt Disney e il pittore surrealista spagnolo Salvador Dalí.

I disegni e i bozzetti preparativi di Destino vennero realizzati dall’artista degli studios della Disney John Hench e dallo stesso Dalí in otto mesi, tra il 1945 e il 1946. Tuttavia, a causa di problemi di natura finanziaria, il progetto fu abbandonato: la Walt Disney, infatti, fu colpita da una crisi economica durante la Seconda guerra mondiale. John Hench produsse un piccolo test d’animazione della durata di circa 18 secondi, nella speranza di un futuro recupero del progetto.

Nel 1999, il nipote di Walt Disney, Roy Edward Disney, mentre stava lavorando per la realizzazione di Fantasia 2000, rispolverò il progetto di Destino e decise di ripristinarlo; per il completamento del cortometraggio vennero incaricati gli studios Disney di Parigi. Il film fu prodotto da Baker Bloodworth e diretto dall’animatore francese Dominique Monfrey, per la prima volta nelle vesti di regista. Un team di circa 25 animatori si diede da fare per decifrare gli storyboard criptici di Dalí ed Hench (avvalendosi anche dei diari scritti dalla moglie di Dalì, Gala). Alla fine il risultato, che ha richiesto oltre 50 anni di lavoro, fu un cortometraggio, in cui sono mescolati elementi di animazione classica a ritocchi apportati con la computer grafica

Ventidue dipinti e centinaia tra bozze e schizzi costituirono otto mesi di lavoro incessante, creando un perfetto connubio tra la classica animazione disneyana e i motivi e i colori tipici dell’opera daliniana.

Walt Disney
Disney e Dalì in Destino

Associando un livello più profondo dell’intento iniziale di Disney, Dalí plasmò la storia come un perenne e incessante rincorrersi degli amanti posti di fronte all’ineluttabilità del tempo. Il risultato fu quello che Dalí definì «un’esposizione magica della vita nel labirinto del tempo». Tra il pittore e l’animazione, fu amore a prima vista. Dalí si rese subito conto che questa particolare forma d’arte gli avrebbe permesso, molto più della staticità della tela o dei trucchi del cinema, di dare vita alle visioni caotiche che abitavano la sua mente.

Walt Disney
Una scena di Destino, il corto creato da Dalì e Disney

Personaggi e oggetti che cambiano forma improvvisamente, i mitici orologi molli, la ballerina, con le classiche fattezze delle principesse disneyane, che nasce dalla vicinanza di due volti (esattamente quelli di Salvador Dalí e Walt Disney), in un vortice di dinamicità,  illusione e leggerezza. Un complesso universo onirico difficile da interpretare e a cui il pubblico della Disney certamente non era abituato. Purtroppo però, la collaborazione non fu tutta rose e fiori.

Walt Disney
Nel 2003 Roy Disney diede vita a Destino

Con la fine della guerra e i crescenti problemi economici, Walt Disney fu costretto a bloccare i lavori per il cortometraggio e a metterlo da parte, nella speranza, un giorno, di poterlo finalmente finire. Quel giorno arrivò, ma solo cinquantotto anni dopo. Nel 2003 Roy Disney, nipote del grande Walt e reduce da Fantasia 2000, riscoprì i lavori preparatori del corto. Fu un’illuminazione e capì che era necessario farlo conoscere al mondo.

Walt Disney
Una scena di Destino

Affidò il restauro e il ripristino agli studios di Parigi che lo completarono nel dicembre dello stesso anno. Una testimonianza artistica di inestimabile valore. Destino è allo stesso tempo un corto d’animazione e un profondo viaggio introspettivo. A distanza di settantacinque anni dall’avventura creativa dei suoi ideatori, parla ancora a tutta l’umanità, o almeno a quella parte che ha voglia di ascoltare.

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